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Visualizzazione dei post da ottobre, 2011

A CCI JE FIGGHIE A JATTE, SCIURGE HA DA PIGGHIARE

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Di ritorno da una battuta di pesca al gabbione nelle tempestose acque di fronte a Punta Prosciutto, ristoravo le mie stanche membra di fronte allo scoppiettante crepitio del caminetto del salone dei trofei nell'ala nord-ovest della mia umile dimora, sorseggiando un bicchiere di Raffo seduto sulla mia poltrona di cuoio. Sfogliavo con nonchalance una copia del settimanale "Recente Colloquio", (una di quelle pubblicazioni a cui mi sono abbonato in un momento di autolesionismo psicologico) quando la mia attenzione è stata catturata dalla lettera di una lettrice, tale Clara Procarpe, che lamentava la eccessiva volgarità di un sito internet dedicato alla nostra Taranto. A tale reprimenda si associava un redattore della rivista stessa, rincarando la dose ed aggiungendo che la volgarità andava di pari passo con l'ignoranza di cui l'autore del sito sembrava a suo dire ben fornito.

La creatività

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Un giorno Biwenabhirrha, il giaculante apprendista, chiese al Maestro di parlargli del potere evocativo della Raffo. Il Maestro gli raccontò di un uomo che sedeva tutte le mattine all'ingresso di una stazione. Capelli arruffati, barba lunga e incolta, vestiti sbrindellati, chiedeva l'elemosina ai passanti; qualcuno a volte si fermava e lasciava cadere qualche spicciolo nel suo cappello. Al termine di una giornata raccoglieva i pochi soldi e tornava al suo misero domicilio. Tutto quello che avrebbe voluto dire alla gente l'aveva scritto sul cartone di una scatola: "Mutilato dalla nascita". L'uomo, infatti, era privo di entrambe le mani.

Rispettare u cane p’ù patrune

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Mentre apprezzavo compiaciuto l’estrinsecazione artistica di Manuela Arcuri riprodotta su un calendario che di certo avrebbe mandato in solluchero più di un camionista, il semper fidelis Archibald mi annunciò la visita tanto improvvisa quanto inopportuna di un giovinotto con un concetto di eleganza assai opinabile che, con un giro di parole contorto e adulatorio, chiese il permesso di usufruire di un paio di ettari del modesto parco che allieta la mia umile dimora per tenere un “rave party”. Ascoltai pazientemente l’adolescente e risposi che ben volentieri avrei esaudito la sua richiesta se non fosse stato per il timore che gli asfodeli ed i ranuncoli mal avrebbero sopportato tale trambusto, che sicuramente avrebbe nuociuto alla loro armonica crescita.