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Visualizzazione dei post da 2012

A Madonna sape a ‘cci porta l’orecchine

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Ero nella sala da musica ubicata al piano rialzato della mia affatto modesta magione in un pigro sabato pomeriggio autunnale, intento ad ascoltare “ 23° North and 82° West”dell'orchestra di Stan Kenton . Il titolo del brano evidenziava latitudine e longitudine dell'Avana, capitale di Cuba, annunciando l'esplorazione dei Caraibi e dei loro ritmi esotici in un brano che, nonostante i decenni passati non aveva perso niente del suo smalto.   Un lieve scalpiccio mi annunciò l’ingresso di Archibald, il mio canuto maggiordomo, che veniva a portarmi il bicchiere di rum che gli avevo chiesto per meglio calarmi nella atmosfera caraibica del brano musicale. Mi alzai dalla poltrona per prendere il bicchiere di liquore e vidi passare un lampo di disapprovazione negli occhi del mio anziano famiglio. La cosa fu così rapida che sarebbe sfuggita a chiunque non lo conoscesse bene come me. Posato il bicchiere sul vassoio guardai Archie negli occhi e gli chiesi cosa c’era che n

Do' vote ha essere dritte...

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Ero sul modesto patio della mia umile residenza estiva di Blueshore intento a godere dei benefici effluvi degli stabilimenti limitrofi e ad ammirare la policroma illustrazione di un Ichthyocentaur riportata sul “ Nomenclator Aquatilium Animantium. Icones Animalum Aquatilium in mari et dulcibus aquis degentium... per Conradum Gesnerun Tigurinum. Published by Cristhop. Froschoverus, Zurich 1560 " quando venni raggiunto dall'allampanato Archibald, indefettibile maggiordomo di britannica schiatta, che sollecitò la mia presenza presso il ripostiglio che avevo testè richiesto di far svuotare del contenuto da alcuni nerboruti villici, consentendo loro, quale giusto compenso, di trattenere quanto avrebbero trovato di loro gradimento tra tutte le zagaglie da tempo immemore ivi contenute.   L'ispezione ebbe esito positivo; evidentemente il fatto che ogni oggetto rimosso passasse "ipso facto" nella loro disponibilità, aveva pungolato non poco gli autori della puli

Il fine giustifica i mezzi

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Un giorno il Maestro passeggiava sul ponte di pietra con i suoi discepoli, quando videro un ragazzo uscire di corsa da un bar stringendo in mano una Raffo ghiacciata, subito inseguito da un cameriere urlante. Biwenabhirrha, l'acuto osservatore, disse: “Il cameriere raggiungerà presto il ragazzo, perché è più veloce di lui.” Il Maestro disse: “Io sono invece sicuro che ciò non avverrà” “Perché ne siete così certo?” chiese il discepolo

je acchiate u patrune?

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Mi erano giunte voci che davano per certa la messa in vendita del colosso cinematografico americano della Metro Goldwin Mayer ed avevo così invitato ad una cena informale qualche decina di amici e conoscenti che reputavo potessero essere interessati all’affare, per discutere della possibilità di rilevare il pacchetto di maggioranza della società che, pur non possedendo in magazzino capitali culturali come l’opera omnia di Mario Carotenuto o le performance poliziesche di Maurizio Merli e Franco Gasparri, offriva comunque la possibilità di poter arricchire con pellicole di indubbio interesse la mia cineteca personale ubicata al quarto livello sotterraneo della modesta dimora dove conduco la mia quotidianità lontano dai clamori del mondo. Per l’occasione avevo deciso di allietare lo spirito ed il corpo dell’allegro convivio con una cenetta senza pretese ed avevo chiesto all’incommensurabile Archibald di procurarmi un po’ di tartufo d’Alba per insaporire il risotto ed altri manicar

Sampdoria

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Dovendo provvedere al rifornimento mensile del mio angolo bar, mi punse vaghezza di chiedere ad Archibald quale fosse il suo liquore preferito, domanda a cui il mio eburneo maggiordomo rispose patriotticamente esaltando il corposo sapore del whisky prodotto nelle highlands scozzesi; non potetti che compiacermi per la scelta ma, mentre mi apprestavo a pitteggiare anche le gradevoli doti di alcuni bourbon a stelle e strisce, un giovine garzone, evidentemente memore del recente servigio reso alla Patria, si lanciò in una accorata lode del cordiale preparato dall’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze e servito, ai miei tempi, in bustine di plastica trasparente per consentire alla truppa di basso grado di affrontare, confortata nel corpo e nello spirito, le fredde notti invernali e le lunghe marce campestri. L’inopportuno e tracotante intervento mi ricordò l”hybris” umano così magistralmente descritto nelle opere di Eschilo e mi spinse a rispondere “ U cordiale?!? Ma cu ccì

NE VOLE DE CULE DE QUECCELE

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Stavo esaminando la qualità di stampa del florilegio di calendari allegati alle riviste in edicola in questi giorni al fine di decidere quale di questi appendere sulla parete del mio modesto ufficio, quando il mio attento sfogliare fu interrotto dal lieve scalpiccio che annunciava l’approssimarsi di Archibald, il mio allampanato quanto ceruleo maggiordomo. Coprii i calendari piazzandoci sopra l’ultimo numero del “Financial Times” al fine di evitare al vecchio Archie le palpitazioni cardiache che gli avrebbe provocato la visione imprevista di più epidermide femminile di quanta ne avesse mai visto fino ad allora e, dopo aver reinfilato i pantaloni, lo accolsi chiedendogli il motivo del suo avvento. Il fedele famiglio mi comunicò con il suo normale aplomb britannico che il sommelier del canale televisivo satellitare “Caure russe” riteneva di non poter effettuare la degustazione del vino novello prodotto con le uve del mio piccolo podere nell’ambito di una trasmissione dedicata al

noblesse oblige

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Ero sul green a diciotto buche ricavato in una piccola porzione del modesto parco della mia umile magione e stavo provando il mio nuovo iron n° 5 tentando di colpire con la pallina una bottiglia di Raffo distante circa una ventina di metri quando venni raggiunto dal perpendicolare Archibald, che mi annunciava una visita. Era la petulante presidentessa del circolo monarchico “Reginella”, un club di anziane aristocratiche che avevano come “mission” non il ricordo di Maria Josè, ultima giovane regina di casa Savoia, ma la nostalgica venerazione dello scettro virile del di lei consorte, come esplicitato dal nome con cui è popolarmente conosciuto il policromo pesce nostrano che al sodalizio dà il nome. Raggiunsi la attempata visitatrice nel salotto e per una buona mezz’ora sorseggiai in sua compagnia l’ottimo tè servito da Archie, squisita bevanda che mi aiutò a sopportarne l’interminabile chiacchiericcio, che si concluse infine con la richiesta di una nuova e sostanziosa donazione a fav

La Raffo aguzza l’ingegno

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Un giorno Biwenabhirrha, il vigile attendente, chiese al Maestro a cosa portasse l’ingordigia. Il Maestro raccontò allora la storia di un mercante che, p er sottrarsi al gran caldo, un giorno di agosto si fermò sulla litoranea per riposare all’ombra della Torre sgarrata che da il nome alla località balneare presso la Marina di Lizzano. Vinto dal sonno l’uomo si addormentò profondamente e, al risveglio, si accorse che la merce che portava con sé, tra cui una cassa di Raffo, era sparita. Immediatamente andò a denunciare il furto alla polizia. Il commissario di turno aprì l'istruttoria per indagare e la conclusione cui pervenne fu quantomeno sconcertante: “La merce deve averla presa quella torre in pietra. E se non è stata lei, comunque non ha svolto il suo sacro dovere di vigilanza. Quindi per punizione sarà demolita!”