TU TE STÈ, IJE ME STOCHE, NINT’ ME DÈ E NINT’ TE DOCHE
Ero nella sala bricolage ubicata nell’ala nord-nord-ovest della mia modesta magione e stavo procedendo all’assemblaggio di un vibrovaglio circolare adatto alla setacciatura oscillatoria di tipo tridimensionale necessaria per selezionare i sassi di dimensione opportuna alla realizzazione del mio bonseki , quando mi resi conto che non avevo sottomano un cacciavite adatto a stringere le viti delle fascette di fissaggio dei tubi flessibili del circuito idropneumatico di comando dell’apparecchio. Non volendo abbandonare la sala, e volendo far sfoggio della mia padronanza della lingua inglese, mi risolsi a chiamare Archibald, l’immarcescibile maggiordomo che mi ausilia in ogni mio comodo, utilizzando la lingua della perfida Albione: “ Archiba’ – esclamai stentoreo – please bring me a screwdriver, please! ”. Dopo pochi secondi un felpato scalpiccio preannunciò l’arrivo del longilineo butler, che però – con mia sorpresa e disappunto – recava seco non già l’attrezzo richiestogli, bensì