a proposito di donne

Passavo per il corridoio che si affaccia sulla dependance che ospita il personale di servizio quando vidi Archibald, il mio incommensurabile maggiordomo anglosassone abbigliato con una polo ed un pantalone di velluto a coste larghe. Rimasi sorpreso da un abbigliamento casual che in tanti anni di servizio non aveva mai indossato ed ipotizzai subito che questo fosse indizio di una momentanea rilassatezza del suo carattere solitamente riservato e taciturno, decidendomi così di cercare risposta ad una domanda che da tempo mi assillava; Mi avvicinai con nonchalance e dopo avergli fatto i complimenti per il suo gusto in fatto di abbigliamento gli chiesi come mai non avesse mai avuto una compagna al suo fianco.

La sua espressione si corrucciò un attimo, poi si rasserenò come se accettasse un incontrovertibile dato di fatto e mi confessò che l’universo femminile rimaneva per lui un insondabile mistero.
Colpito dalla spontaneità della rivelazione decisi di fare quanto in mio potere per risolvere il problema e ricorsi alla consultazione della raccolta di ricette macrobiotiche “Di pesce e piccione non si è mai sazi” del dietologo austriaco Huldreich Wagnedd (Eisenerz, 1865 - Rufola provocata dalla sua sprezzante affermazione "Le Mozartkugeln sono meglio delle pettole!" presso la panzerotteria “Pizza a te! - focacce da asporto”, 1923), ancora oggi ricordato per aver aperto a Taranto quattro bar di stretta osservanza ebraica dedicati a Noè ed ai suoi figli (La Noè, La Sem, La Cam e La Jafet).
Nell’opera citata il Wagnedd ricorda con vivo piacere le numerose leccornie che ebbe modo di gustare durante la sua permanenza a Taranto riportando poi, come un novello Marco Polo, una serie di detti che esprimono esemplarmente l’altissima considerazione in cui sono tenute le rappresentanti del gentilsesso da parte dei figli di Falanto; detti che ho ritenuto opportuno illustrare al vecchio Archibald come mirabile descrizione della muliebre natura e che di seguito riporto, ad uso di chi voglia penetrare (spiritualmente parlando) l’altra metà del cielo.

TRE FEMENE FACENE NA CHIAZZE E QUATTE NA FERE (Tre donne fanno [tanto rumore quanto i presenti in] una piazza e quattro [tanto rumore quanto i presenti in] una fiera) Viene citata la delicata discrezione che anima gli incontri di più signore, caratterizzati da discorsi sussurrati a fior di labbra e toni assolutamente pacati, come chiunque può constatare recandosi in popolari luoghi di socializzazione quali il mercato di piazza Fadini o quello dei Tamburi.

LE FEMENE SO’ ACCOME LE MELUNE, OGNI CIENTE N’ACCHIE UNE (Le donne sono come i meloni, ogni cento ne trovi una [buona]) Poetica doglianza sulla difficoltà di incontrare e riconoscere l’anima gemella che, a differenza del melone è bene non saggiare percuotendola con le nocche delle dita.

FEMENE, VIENTE E FURTUNE, MUTENE A COME A LUNE (Donne, vento e fortuna, mutano come la luna) Discreto accenno alla volubilità delle figlie di Eva.

FEMENE, CIUCCE E CAPRE, NA SOLA CAPE (Donne, asini e capre, una sola testa) Questo detto contraddice in parte il precedente, poiché asserisce che le donne, al pari di asini e capre, mostrano una estrema determinazione nel difendere le loro convinzioni.

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