U SOLE SPACCA LE FICHE, A LUNA LE MELUNE…
Mentre sceglievo la frutta che avrebbe concluso il mio frugale desinare, mi è sovvenuto il detto: U SOLE SPACCA LE FICHE, A LUNA LE MELUNE E TU, CUMBARE MIE, ME SPACCHE LE CUGGHIUNE (Il sole spacca i fichi, la luna i meloni e tu, mio caro amico, mi irriti alquanto).
Astolfo Menvò Impennando (Mondovì, 1788 - Trauma cranico e frattura pubo-coccigea riportati a seguito di "mishkata" su prisa di cane e successiva fatale perdita di aderenza col marciapiede di Via Aristosseno, 1826), agronomo noto per essere stato uno degli iniziatori della manipolazione genetica degli alimenti con l'ardito tentativo dell'innesto di gemme di limone sui pali del Mar Piccolo che trattenevano le zoche di cozze al fine di ottenere l'edule mitile già condito, fornisce di questo detto una sapida chiosa nel suo trattato "Dal finocchio alla fica: sinonimi ed eufemismi fisiognomici ispirati al mondo vegetale".
Il Menvò Impennando, oltre a rendere la spiegazione letterale sopra riportata, si addentra nell'analisi anatomolinguistica dell'espressione, al fine di estrinsecarne i più reconditi significati archetipici.
È da notare, evidenzia lo studioso, che in più di un detto la "fica" ed il "mellone" sono contrapposti, quasi antinomici, in situazioni in cui la presenza dell'una esclude ipso facto quella dell'altro (cfr. “Quanna arriva la fica, u melone s’impica”)
Questa opposizione viene rafforzata e confermata dal fatto che i due frutti vengono identificati come rappresentanti l'essenza della natura femminile (la fica) e maschile (il mellone), anche se il Menvò Impennando non sa dire se il contrasto nasca dall'identificazione sessuale o viceversa.
La fica presenta quando matura una fessura verticale di colore rossastro, è solitamente abbastanza disagevole da raggiungere e staccare dal ramo che la ospita, ha un gusto particolare e una volta "raggiunta" (ovvero staccata dal ramo) secerne un liquido biancastro, paragonabile alla intima secrezione degli umori femminili.
La "fica" rappresenta quindi la natura femminile così come il "mellone" quella maschile, poiché il mellone è pesante ed imponente (così come si vorrebbe che sia la “verga di Aronne”), ha dei semi che vengono solitamente sputati (analogia con l'eiaculazione), viene solitamente consumato a fette o spicchi con una base che non è commestibile ma è utile e funzionale alla parte sostenuta (analogia sacco scrotale - pene) con il suo liquido che cola dagli angoli delle labbra (analogia con la fellatio).
Si ripropone quindi una specie di yin e yang ortofrutticolo che rispecchia il dualismo maschile-femminile ed inoltre, quello che sembra un semplice avvicendamento tra frutti di stagione racchiude in sé il ciclo vitale dell'universo.
Infatti il melone si ingrossa, matura, espelle il suo seme ed è come se fecondasse il fico che a sua volta si gonfia e quando raggiunge il suo stadio ottimale apre la sua fessura, quasi come una partoriente.
Astolfo Menvò Impennando (Mondovì, 1788 - Trauma cranico e frattura pubo-coccigea riportati a seguito di "mishkata" su prisa di cane e successiva fatale perdita di aderenza col marciapiede di Via Aristosseno, 1826), agronomo noto per essere stato uno degli iniziatori della manipolazione genetica degli alimenti con l'ardito tentativo dell'innesto di gemme di limone sui pali del Mar Piccolo che trattenevano le zoche di cozze al fine di ottenere l'edule mitile già condito, fornisce di questo detto una sapida chiosa nel suo trattato "Dal finocchio alla fica: sinonimi ed eufemismi fisiognomici ispirati al mondo vegetale".
Il Menvò Impennando, oltre a rendere la spiegazione letterale sopra riportata, si addentra nell'analisi anatomolinguistica dell'espressione, al fine di estrinsecarne i più reconditi significati archetipici.
È da notare, evidenzia lo studioso, che in più di un detto la "fica" ed il "mellone" sono contrapposti, quasi antinomici, in situazioni in cui la presenza dell'una esclude ipso facto quella dell'altro (cfr. “Quanna arriva la fica, u melone s’impica”)
Questa opposizione viene rafforzata e confermata dal fatto che i due frutti vengono identificati come rappresentanti l'essenza della natura femminile (la fica) e maschile (il mellone), anche se il Menvò Impennando non sa dire se il contrasto nasca dall'identificazione sessuale o viceversa.
La fica presenta quando matura una fessura verticale di colore rossastro, è solitamente abbastanza disagevole da raggiungere e staccare dal ramo che la ospita, ha un gusto particolare e una volta "raggiunta" (ovvero staccata dal ramo) secerne un liquido biancastro, paragonabile alla intima secrezione degli umori femminili.
La "fica" rappresenta quindi la natura femminile così come il "mellone" quella maschile, poiché il mellone è pesante ed imponente (così come si vorrebbe che sia la “verga di Aronne”), ha dei semi che vengono solitamente sputati (analogia con l'eiaculazione), viene solitamente consumato a fette o spicchi con una base che non è commestibile ma è utile e funzionale alla parte sostenuta (analogia sacco scrotale - pene) con il suo liquido che cola dagli angoli delle labbra (analogia con la fellatio).
Si ripropone quindi una specie di yin e yang ortofrutticolo che rispecchia il dualismo maschile-femminile ed inoltre, quello che sembra un semplice avvicendamento tra frutti di stagione racchiude in sé il ciclo vitale dell'universo.
Infatti il melone si ingrossa, matura, espelle il suo seme ed è come se fecondasse il fico che a sua volta si gonfia e quando raggiunge il suo stadio ottimale apre la sua fessura, quasi come una partoriente.
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