BAMBASCIONE
Mentre ero intento a custodire orgoglioso la cintura nera donatami dal mio maestro quale suo personale augurio per la mia carriera di aikidoka, il sempre attento Archibald, l'impersrutabile figlio delle nebbie britanniche che mi ausiliava scorrendo le missive scaricate telematicamente, attirava la mia attenzione su una e-mail in cui il buon Roberto, protagonista insieme all'intrasferibile Simone ed al forse andato per sempre Stargate del primo, commovente incontro tarantino tra i membri di TarantoNostra che si svolse di fronte all'Orchidea, mi chiedeva lumi sul termine “Bambascione”
Deposto il mio keikogi ancora intriso del sudore versato copioso sabato pomeriggio, eccomi scorrere veloce i miei tomi, cercando il recondito significato del termine proposto.
Manco a farlo apposta (o a telegramma, direbbe qualcheduno...) ancora una volta le interpretazioni fornite dagli eruditi non sono univoche; La prima analisi è quella del filosofo nipponico Mikakaj Ukatzo (Nagasaky, 1854 - tumulti seguiti al suo tentativo di evadere la fila allo sportello pagamento pensioni dell'ufficio postale sito presso piazza Fontana in Taranto, 1906) che nella sua pregevole opera di consigli di viaggio intitolata "Soldi sul bancone, poi parti dal Giappone" chiosa il termine "bambascione" facendolo discendere dalla storpiatura di "lampascione", il tipico vegetale del nostro sottosuolo, conosciuto sia per il suo particolare sapore che per i suoi deleteri effetti sull'apparato gastro-intestinale dell'ingordo quanto incauto consumatore.
Il Mikakaj Ukatzo sostiene che, grazie alla somiglianza fonetica, il termine sia passato definire un soggetto che, al pari dell'edule cipollaceo, giace fermo e privo di iniziativa, in attesa che un provvidenziale intervento valga a smuoverlo dal suo stato di torpore, così come il vigoroso gesto del cercatore zappadotato strappa al suo immobile permanere il saporito bulbo.
Tale tesi venne confutata con notevole veemenza da Nicolas Isolekeradis, (Corinto, 1875 - Ustioni riportate durante un confuso arrivo in volata durante la finale di lampadedromia in Atene, 1948) che in un caustico elzeviro pubblicato nell'agosto 1932 sulla rivista "Lo stutacandela" (house magazine del locale comando provinciale dei vigili del fuoco) afferma con sicumera che l'origine del termine è senz'altro da ascriversi alla storpiatura fonetica di "bamboccione", accrescitivo ironico con cui si indicavano adulti dai comportamenti e/o dall'ingenuità tipica dei bambini.
Me la sono fatta sotto dal ridere. Andato d’urgenza in farmacia per acquistare i pannoloni. Azz…
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