Il pavone

Un giorno Biwenabhirrha, l'ortodosso novizio, chiese al Maestro cosa si intendesse per "dedizione alla Raffo".
Il Maestro gli raccontò che un tempo lontano, all'interno della villa Xipa-tho, viveva un pavone.
La voliera del pavone era di fronte ad un chiosco dove ogni giorno tantissime persone arrivavano, bevevano una Raffo ed andavano via contente.
Un giorno d'estate che soffiava un forte vento, un mozzicone di sigaretta si avvicinò rotolando ad un ciuffo d’erba secca, la incendiò e da lì diede fuoco all'intera villa. Una gran confusione regnava fra gli uomini e gli altri animali terrorizzati. Il pavone vide gli avventori ed i camerieri del bar scappare come tutti gli altri, abbandonando il frigo pieno di Raffo.


Il pavone provò pietà per le Raffo e si impegnò con tutte e sue forze per cercare di salvarle tutte. S'immerse così nello stagno lì vicino e si mise a svolazzare sul fuoco, scuotendovi sopra gocce d'acqua nell'intento di spegnerlo. Fece così più volte con un'attenta cura, nata dai suoi sentimenti di pietà.

Lo vide Taras, che era uscito dal mare richiamato dal gran baccano, e lo interrogò: “Sei coraggioso, ma che cosa speri di ottenere lasciando cadere così poche gocce d'acqua su un incendio tanto vasto?”. Il pavone rispose: “Non c'è nulla che non possa giungere a compimento, se fatto con spirito di gratitudine e abnegazione! Voglio intensificare i miei sforzi fino alla vita futura, niente è mai troppo per la Raffo!”.

Il grande Taras rimase così colpito dalla determinazione del pavone che decise di aiutarlo, fece così un potente rutto che spense le alte fiamme come il sospiro di un bimbo spegne un fiammifero.  Così il pavone salvò le Raffo grazie alla sua dedizione.

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