X Agosto




Tornava un vastaso al tetto:
inciampò e cadde tra nasse:
portava, ancor non l'ho detto,
tanta Raffo che tutti saziasse.
 
Ora è là, come in croce, che porge
le Raffo a quel cielo lontano;
ma è buio, nessuno lo scorge
non qualcuno che gli dia una mano.
 
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano invano:
egli immobile, attonito, addita
le Raffo al cielo lontano.
 
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito immortale,
d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!

Commenti

Post popolari in questo blog

Vist’ cippone ca pare barone

Sampdoria

Zump’u citrule e vè ngule all’ortolane (dopo le notizie del "cetriolo killer" teutonico)