Ma ccè film è viste ?


Un caro amico mi ha chiesto lumi in merito ad una espressione ascoltata casualmente e ho ritenuto di far cosa grata ai più rendendo di pubblico dominio l’analisi esegetica dell'espressione seguente.
La frase ‘‘MA CCÈ FILM È VISTE?’’ (Ma quale film hai visto?) viene di solito impiegata in risposta ad un racconto dalle caratteristiche marcatamente improbabili o finanche impossibili ma che il nostro interlocutore vorrebbe farci credere essere assolutamente vero.
Alla categoria appartengono racconti di copule plurime con più partner ed in svariate e fantasiose posizioni nell'arco di una singola nottata, restituzione di tasse e gabelle impropriamente percepite da enti pubblici, relate di promesse elettorali in genere, attraversamento di Taranto da Via Galeso a Viale Europa in dieci minuti netti alle ore 12,00 di un giorno feriale, nomina di Taranto come esempio di vivibilità et similia.

L'origine del detto ce la suggerisce lo storico cinematografico polacco Vassili Santomaj Latzkopaj (Danzica,1899 - Linciaggio dovuto alla sostituzione del film "Moana ed il suo brontosauro" con "I dieci Comandamenti" nell'ambito della rassegna cinematografica "Porno subito" al CRAL "Arsenale", 1962) autore di un pregevole libro di ricordi intitolato "Ogni Ritz je na pizza" dedicato con commossa memoria ad un tempio della cinematografia tarantina prematuramente scomparso insieme al gemello Rex per opera di ignota mano piromane.
Il Santomaj Latzkopaj nel libro citato ricorda quando la televisione era un elettrodomestico assai poco diffuso, tanto che alcuni locali pubblici (bar, osterie, pizzerie, birrerie, rutterie) si erano dotate dell'apparecchio al fine di attirare numerosa copia di avventori.
Erano i tempi in cui Mike Buongiorno bloccava l'Italia con "Lascia o Raddoppia" ed in cui, complice la scarsa alfabetizzazione, la vendita di giornali era forse inferiore ai livelli attuali.
In quei lontani anni uno degli svaghi popolari più apprezzati era senz'altro il cinema; migliaia di spettatrici si commuovevano alle vicende d'amore (rigorosamente sfigatissime) di Yvonne Sanson e di Amedeo Nazzari (no, non Gianni, quello è pure sfigato ma verrà dopo), migliaia di spettatori si arrapavano a bestia contemplando il primo seno nudo di Clara Calamai ne "La cena delle beffe" o le italiche bellezze della Loren, della Mangano, della Pampanini o della Lollobrigida.
Erano i tempi in cui si commentava: ‘‘Bell’ stù film, m’agghie fatte na bella chiangiute!’’ ed in cui lo schermo svolgeva anche una funzione educativa fornendo al volgo pillole di storia e sprazzi di geografia, mostrando luoghi impossibili da visitare o narrando vicende di cui si ignorava lo svolgimento.
Ma più che in questa fondamentale funzione educativa svolta dal cinema, l'origine dell'espressione va ricercata nei notiziari che precedevano la proiezione vera e propria.
Prima della pellicola venivano infatti proiettati i notiziari dell'Istituto LUCE, che fornivano una rapida panoramica sui fatti del mondo (in qualche sala non ancora multi, i più attenti noteranno un indicatore luminoso che riporta oltre alle diciture "1° tempo" e "2° tempo" anche "attualità", che si accendeva quando appunto venivano proiettati detti notiziari).
I notiziari erano più o meno parte integrante del film che veniva proiettato subito dopo e cambiavano insieme alla pellicola.
Poiché questi cinegiornali erano sostanzialmente l'unica fonte di informazione e per la loro natura riportavano gli avvenimenti più salienti in tono sensazionalistico e assai sopra le righe (al loro confronto Novella 2000 sembra il Times) era normale che al termine della proiezione gli spettatori commentassero anche le notizie apprese e/o le riferissero ad amici e congiunti che non avevano assistito allo spettacolo.
Il carattere spesso straordinario delle news e la naturale tendenza popolare ad esagerare per stupire gli ascoltatori faceva sì che spesso i racconti avessero il livello di credibilità dei racconti dell'iperfantasioso barone di Munchausen, tanto che a volte qualcuno commentava incredulo ‘‘ma ccè film e viste?’’ quasi come a chiedere in quale occasione il narratore avesse appreso i mirabolanti eventi di cui riferiva, sottolineando, nel contempo, la possibilità che il narratore stesso, per difetto momentaneo o costante delle sue facoltà mentali, avesse confuso realtà e finzione, riportando per fatto reale la trama del racconto sceneggiato.
Da allora i cinegiornali dell'Istituto LUCE sono stati sostituiti dai "prossimamente su questi schermi" ma il detto è rimasto a perenne ricordo dei tempi che furono come testimonianza del carattere santommasesco del tarantino che ancora oggi ricorda i bei pomeriggi d'estate quando la RAI trasmetteva pietre miliari della cinematografia nostrana quali "Catene", "Il brigante Musolino", "Tormento", "I figli di nessuno", "Il padrone delle ferriere" e commenta: ‘‘CE NE VULIME DI BIUTIFUL!!!!!’’

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