Coccara allessa e coccara vacante
Mentre consultavo le “Meditationes de prima philosopia” di Cartesio, il buon Archibald, maggiordomo che oramai credo non abbia più bisogno di presentazioni, venne a chiedermi cosa a Taranto si intendesse con le frasi “coccara allessa” e “coccara vacante”.
Una tale accorata richiesta meritava rapida soddisfazione e così mi sono recato nella mia modesta biblioteca per cercare le notizie necessarie ad esaudire tanta sete di conoscenza.
L'uso della figura retorica della "coccara" (o "cocc'r", che è poi la noce, sia detto ad ausilio dei non tarantini) è assai antico e risale alla scuola filosofica di Mileto.
Qui il noto Assabastone (Atene, 610 a. C. - Alass 530 a.C., giustiziato per aver chiamato Enea "Figlio di Troia") già discepolo di Anassagora, confuta sia l'individuazione dello "aperion" (da lui ironicamente storpiato in "Aperol") come primo movens dell'universo fatta da Anassimandro e nega anche che tale principio possa essere rappresentato dall'acqua, come invece affermato dal caposcuola Talete, sostenendo invece che tale motore, causa ed effetto del creato, non possa che individuarsi nella Raffo.
L'Assabastone ritiene invece che l'elemento originario, l' "archè" su cui disquisivano i suoi contemporanei, sia appunto la "coccara", intesa come nucleo originario della natura in divenire, il seme da cui il tutto si sviluppa.
Le teorie dell'Assabastone furono riprese nel XVII° secolo dall'erudito Filippo Maria Vallajacchie Minzafolla (Massafra, 1658 - Tafferuglio seguito alle pressanti richieste di sostituzione delle posate al termine di ogni portata presso la pizzeria "Tonino Citemmuert" in San Vito, 1702), passato agli onori della storia per aver teorizzato l'equazione matematica che dà come risultato la curva riproducente il profilo tipico della cozza pelosa.
Il Vallajacchie Minzafolla fu discepolo del filosofo e matematico tedesco Leibniz ma abbandonò il Maestro per incolmabili divergenze in merito al tentativo di dirimere, negandolo, il dualismo tra sostanza pensante e sostanza estesa e riscoprì in modo del tutto casuale, sfogliando un testo di filosofia ad uso delle scuole secondarie, le teorie dell'Assabastone che costituiranno la base di partenza per lo sviluppo del suo pensiero teorico.
Il Vallajacchie Minzafolla adotta infatti la "coccara" come elemento primigenio del creato, da cui tutte le altre cose hanno origine e la pone in contrasto con la "monade" del Leibniz, immaginata inestesa e indivisibile dal filosofo tedesco mentre la coccara è, per sua natura finita e divisibile.
La coccara svolge quindi la sua funzione di ospitare e proteggere il principio generatore dell'universo e va da sé che nel momento in cui detto principio non possa per un qualsiasi motivo svilupparsi, la coccara perde ipso facto la sua funzione.
Sotto questa luce, appare assai più giustificato l'impiego delle locuzioni ricordate in testa alla presente, volte a offendere e/o dileggiare qualcuno e spiegate egregiamente dal Vallajacchie Minzafolla nella sua ponderosa opera "Se i cefali facevano il caviale, a Taranto tenevamo uno sbonno di soldi" che raccoglie i dubbi e le domande che arrovellavano la sua mente speculativa.
Infatti sia la "coccara allessa" che la "coccara vacante" fallano nella loro funzione; la prima perché il germe vitale è perito a causa della cottura, la seconda perché è invece l'embrione è del tutto assente.
Ecco quindi che le due espressioni vengono traslata dalla torre d'avorio della ricerca filosofica alle strette viuzze del borgo tarantino, in quel continuo scambio tra vita vissuta e vita studiata che tanto ci affascina, ed assumono il più popolare significato di "testa vuota", "stupido", "incapace".
Ben poco al corrente della storia tarantina è quindi Gianni Zkinaja, redattore italo-polacco del periodico "Conversazione Novella", quando afferma che le espressioni sono originate dal banale paragone della testa (intesa come sede dell'intelletto) col frutto della noce, ignorando quindi tutto il trascorso storico e culturale che è retaggio della popolazione tarantina.
Le origini parzialmente straniere dello Zkinaja rendono in parte comprensibile la lacuna, ma non la giustificano di certo, poiché costui potrebbe acculturarsi ed informarsi invece di consultare su internet siti che grondano ignoranza e volgarità quali www.tuttiallanuda.com.o www.moccacemenne.it.
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