INTRODUZIONE (parlando con decenza...)

Prima di tutto, è bene confessare una cosa: questa modesta raccolta di scritti vuole consentire anche a chi non abbia pratica col dialetto e la filosofia di vita tarantina di conoscere un po’ della nostra storia e cultura, ma solo apparentemente.
In realtà è la superba risposta di un popolo conscio del proprio luminoso passato e del suo oscuro presente, un colpo di coda dell’orgoglio dei figli di Taras che si stringono a coorte esclamando: "Chi non ci vuole non ci merita!".
Ebbene si, non badate al corso T.A.R.A.S. quello è fumo negli occhi; la verità è nelle altre pagine, in quelle righe che ospitano espressioni che solo chi ha respirato i metallici fumi dell’Italsider può comprendere, in quei modi di dire cinici e rassegnati che da sempre sferzano e consolano le rughe segnate dalla salsedine di chi dal mare trae gioia e dolore, in quelle frasi usate e abusate da tutti coloro che di fronte ad un forestiero, foss’anche il Papa, si presenterebbero con un "Nuje? Ce ne vulime de vuje!".
Allora giù la maschera, inutile fingere di ignorare che solo a noi è dato il piacere della lettura, solo a noi è concesso di godere della atavica saggezza di chi ha abitato Taranto prima ancora che la scritta luminosa "RAFFO" dominasse orgogliosa il ponte girevole.
Già... quella scritta... chi non l’ha vista non può sapere quanto fosse importante per noi, segnava la linea di confine tra città vecchia e città nuova ed era forse il vero simbolo di Taranto, più del ponte girevole, più della fontana di piazza Ebalia, più del monumento di piazza della Vittoria o della metallica e virile coppia di marinai.
Ora quella scritta non c’è più, se ne è andata insieme alla birra che reclamizzava, lasciando Taranto senza abbandonare i tarantini, che della Raffo erano, sono e saranno estimatori ad oltranza, tanto da costituire un caso più unico che raro di fidelizzazione di massa ad un prodotto di mercato.
Ma bando alle malinconie, prima di lasciare spazio alla saggezza popolare, consentitemi di ringraziare pubblicamente chi ha contribuito alla realizzazione di questa strampalata “enciclopedia”:
Un grazie a Stefania, compagna di vita e di rete, attenta correttrice di bozze e instancabile riordinatrice di e-mail sparpagliate.
Un grazie a Piergiorgio, co-fondatore e grandecapo di TarantoNostra, per aver per primo creduto e voluto questa avventura.
Un grazie a Simone “Pasquale Zagaria”, a Roberto “nigroby”, alla Spina family, a PinoB, a Piero “Chemako”, a Rino “Kiavich”, a Oreste, a Cinzia “coccy”, a Marco lo svedese, a Nicola “Teofilatto”, a Gianluca “stargate”, a Floriana, a Francesca, agli Abaterouge Bros., a Fortunato Ugo, a Marco “capadiciuccio61”, a Enrico “chiko”, a Domenico, a Giuliano lo scrittore, a Gianni “gion uein”, a Ciccio “la scorza”, a Massimo “kukkuwasha” ed a tutti gli altri amici della mailing list di TarantoNostra che ho colpevolmente dimenticato di citare per il loro costante apprezzamento e per essere le stupende persone che sono.
Un grazie alla banda de “il Vernacoliere” di Livorno ed in particolare a Mario Cardinali, a Federico Sardelli ed al Prof. Ettore Borzacchini, inarrivabili ispiratori delle mie sgangherate analisi lessicali.
Un grazie a Giacinto Peluso, Giovanni Acquaviva e Giovanni Cassano, uomini di cultura che hanno speso una vita per dare lustro alla nostra Taranto.
Ed infine un grazie a chi vorrà scusare l’opinabile trascrizione del nostro dialetto ed apprezzare queste pagine per quello che sono: una esperienza divertente senza velleità artistiche o culturali, un gioco tra amici, uno scherzo che spero diverta chi lo leggerà tanto quanto ha divertito me che l’ho scritto.


Taranto, dicembre 2000

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